Gli aspetti psicosociali dell’appartenenza ad una rete virtuale
Herni Tajfel postulò a metà degli anni Cinquanta la teoria dell’identità sociale, in cui egli concettualizza il gruppo come il luogo di origine dell'identità sociale: nell'uomo è spontanea la tendenza a costituire gruppi, a sentirsene parte e a distinguere il proprio gruppo di appartenenza da quelli di non-appartenenza, elicitando consequenzialmente dei meccanismi di bias[1] cognitivo con un comportamento di favoritismo per il proprio gruppo e un comportamento contrario per coloro che non ne fanno parte.
Secondo tale teoria, l’identità sociale dell’individuo si costruisce attraverso tre processi funzionalmente collegati:
La categorizzazione: l’individuo costruisce categorie funzionalmente discriminanti di appartenenza, basate su fattori di vario tipo come: età genere sessuale, posizione sociale, idee politiche, fede religiosa ecc., con la tendenza a massimizzare le somiglianze tra soggetti all’interno della categoria e al contempo massimizzare le differenze con le categorie contrapposte.
L’identificazione: l’appartenenza ai diversi gruppi è una base psicologica per la costruzione della propria identità sociale costituita da una gerarchia di appartenenze multiple che può essere distinta tra: “Identità Situata” in un dato momento un'appartenenza può essere maggiormente saliente rispetto ad altre e “Identità Transitoria” un'appartenenza categoriale legata a particolari situazioni o momenti.
Confronto sociale: l’individuo confronta costantemente il proprio gruppo con gli altri con una condotta marcatamente condizionata da bias valutativi, con uno sbilanciamento positivo verso il gruppo di appartenenza, mentre gli altri gruppi vengono costantemente svalutati.
Conseguenza di questo processo è che parte della costruzione dell’autostima individuale, può derivare anche dalla percezione di superiorità del proprio gruppo e portare alla continua ricerca di confronto sociale.
L’appartenenza a un gruppo o a una rete oltre che partecipare alla costruzione della propria identità soddisfa i bisogni di conoscenza, amicizia e fiducia necessarie alla sfera affettiva umana, l’appartenenza a un’adeguata rete di sostegno costituisce una barriera di assorbimento dello stress evitando le conseguenze negative che questo produce sull’individuo a livello psicologico e fisico, incrementando le risorse e le capacità del soggetto[2]. Anche l’appartenenza a una rete strumentale, come quella lavorativa dove le relazioni sono «maggiormente formalizzate, possono essere considerate di sostegno e come tali vanno a costituire la complessa rete di supporto per gli individui»[3].
I Social Networks, permettono per la prima volta la creazione di «reti sociali ibride contemporaneamente costituite da legami virtuali e legami reali realizzando un nuovo spazio sociale l’interrealtà più malleabile e dinamico delle reti sociali precedenti[4]». I legami forti rinforzano l’individuo, mentre i legami deboli consentono di allargare la rete. A caratterizzare l’interrealtà è la fusione di reti virtuali e reti reali attraverso lo scambio di informazioni tra di esse, questo consente di controllare e modificare l’esperienza sociale e l’identità sociale in maniera totalmente nuova con rischi e opportunità tutti da definire. La prima opportunità evidente è la possibilità di poter allargare i propri confini attraverso il miglior utilizzo delle proprie risorse attuali o potenzialmente acquisibili che il soggetto può praticare e rendere operative utilizzando i nuovi mezzi. I bisogni complementari di supporto sociale e costruzione del sé possono essere soddisfatti, attraverso la sicurezza che un rapporto costantemente praticabile on-line fornisce azzerando le barriere della distanza, soddisfare i bisogni associativi attraverso lo scambio di opinioni e la comunicazione in generale e l’acquisizione di nuove risorse e aiuto, appagare la necessità di stima scegliendo ed essendo scelti da molti come amico e infine quello di autorealizzazione, potendo raccontare molto di se sicuri che qualcuno ci ascolterà ricevendo un segno di approvazione anche con un semplice “mi piace”. I punti critici della rete virtuale per lo scambio di conoscenza sono la fiducia e la reciprocità. Se i primi scambi virtuali avvenivano nei forum e nelle chat dove soggetti interagenti entravano in contatto per esplicita volontà, nei siti sociali questo avviene sempre, anche se i soggetti coinvolti non lo vogliono o non ne sono consapevoli, la funzione del tagging in cui è possibile associare il nome di amico a un’immagine o a un testo ne è un esempio[5].
Quando si parla di siti sociali la preoccupazione riguarda due fenomeni opposti: l’eccesso e il difetto di relazione. L’eccedenza è rappresentata in primo luogo dalla diffusione di dati personali in special modo da parte degli adolescenti, ma anche da adulti poco consapevoli in una sorta di «autoviolazione della privacy»[6] che possono essere utilizzati in vario modo da malintenzionati di ogni sorta o sfruttati dalle aziende, l’altro pericolo è che si stabiliscano tramite i social network contatti reali poco raccomandabili dopo essere stati adescati on line da falsi profili.
Partecipare alle reti virtuali equivale a una trasposizione dal luogo fisico a uno digitale che riprende molto e amplifica alcune caratteristiche della vita reale, in una società individualistica e frenetica com’è l’attuale, diventa una necessità crescente quella di ricostruire rapporti sociali che riproducano in una nuova veste le comunità tradizionali che le metropoli hanno dissolto, lo stimolo innato dell’uomo a stringere rapporti con i propri simili è quello che spinge le persone ad entrare nelle piazze virtuali e a cercare una risposta alla necessità di socializzazione di cui tutti hanno bisogno per la sopravvivenza fisica e mentale.
La condivisione riveste un ruolo importante, come nella vita reale, anche i nostri amici della rete condividono gusti, mode e contenuti, concorrendo al soddisfacimento di questo bisogno umano, anzi la comunità virtuale presenta dei vantaggi che la distanziano dalla realtà fisica dell’esperienza umana, la flessibilità, una caratteristica che segna una divisione tra i due mondi, nell’interazione reale c’è tutta una ritualità, con schemi rigidi attraverso cui si sviluppa la partecipazione alla comunicazione, nella rete tutto avviene con una maggiore elasticità. La replicazione virale di siti come FB è dovuta alla compartecipazione di diversi elementi come:
Il capitale sociale;
l’economia del dono;
la costruzione del sé;
la diffusione dell’innovazione.

chi era alla ricerca di risorse non le vendeva, ma le scambiava con gli altri in base a convenzioni non scritte impostate sul concetto di reciprocità, chi riceveva donava a sua volta aggiungendo sempre qualcosa in più di quanto ricevuto, volendo trasferire il tutto nelle reti virtuali, in piattaforme open source come FB tutti partecipano a mettere a disposizione della comunità idee e contenuti, senza che apparentemente venga chiesto nulla in cambio, nella realtà il prezzo da pagare consiste nell’accettare le inserzioni pubblicitarie che sono una delle forme di finanziamento del sito. Dal punto di vista degli iscritti invece i doni sono tutti i contenuti che ogni utente offre ai suoi amici, alcuni di questi momenti sono rinforzati dalla piattaforma, come la funzionalità “compleanni”, ed è attraverso questo scambio che si rafforzano i rapporti con le persone.
La costruzione del sé: la cassa di risonanza offerta dalla comunità virtuale permette la costruzione e la presentazione di se stessi mantenendo la facciata in relazione a esigenze di tipo psicologico, relazionale e sociale tra cui la necessità di garantire un certo livello di coerenza alla propria identità, il bisogno di integrazione, quello di essere apprezzati e stimati in modo da accedere ai diversi tipi di risorse socialmente distribuite, come su grande palcoscenico ognuno segue il suo copione per utilizzare la metafora drammaturgica di Goffman[7], consapevole che l’immagine scelta colpirà la sfera sensoriale del pubblico, un aspetto che dovrebbe essere tenuto in buon conto quando si inseriscono dei contenuti visibili a tutti, le conseguenze di un’immagine inappropriata entrata nella rete, permangono nel tempo e i ripensamenti potrebbero essere tardivi[8].
Diffusione delle innovazioni: «la diffusione è un particolare tipo di comunicazione nella quale il contenuto del messaggio scambiato diventa una nuova idea»[9] all’interno dei social network data la velocità di replicazione nascono nuove idee continuamente, i giovani hanno decretato il successo dei social network rappresentando l’«early majority» la maggioranza primaria loro sono la soglia critica da superare per decretare il successo di un’innovazione, una volta superata la prova la replicazione virale è rapida[10].
All’interno delle virtual community si ritrovano ogni giorno milioni di internauti che conducono una vita informatica continuativa e parallela a quella reale. La comunità equivale a socialità a scambi relazionali e a crescita personale, parteciparvi costituisce una valvola di sfogo una via alternativa alla ritualità a volte eccessiva delle pratiche sociali delle relazioni faccia a faccia, si viene accettati evitando lunghe presentazioni preliminari e quel fastidioso giudizio estetico che in molte occasioni della vita rappresentano un’ingombrante credenziale necessaria per essere accettati dalla comunità. Il vivo timore che si realizzi un difetto di relazione nasce da una constatazione: molte persone dedicano molto del loro tempo ad alimentare relazioni virtuali sui social network e il rischio che corrono è quello di sostituirle con quelle reali[11]. Le insicurezze più o meno presenti in ognuno di noi, se in parte vengono risolte dalla partecipazione a reti virtuali in cui ognuno sceglie di mostrare la parte che desidera, in taluni casi alimentano una falsa sicurezza fino a portare le persone a esimersi da un sano confronto con l’altro.
Il Social Network si muove su due piani: da un lato investe profondamente gli aspetti dell’identità personale in rete e tutto il sistema delle relazioni del sé con gli altri; dall’altro modifica la sfera pubblica prestandosi a molteplici utilizzazioni nella comunicazione politica, nel marketing, nella diffusione delle opinioni delle tendenze delle mode si colloca in quel crocevia fra la privatizzazione della sfera pubblica e la pubblicizzazione di quella privata che sembra tipico delle società nella postmodernità[12].
Qualsiasi forma di relazione si realizza attraverso l’agire comunicativo, che avviene all’interno di un contesto situazionale, costituito dallo spazio concreto della comunicazione con le sue componenti fisiche, ma anche dagli elementi ed i significati di carattere relazionale, sociale e psicologico che influiscono sull’evento comunicativo stesso. L’agire comunicativo, insomma, non si realizza solo attraverso l’utilizzo del linguaggio simbolico scritto e parlato, ma anche attraverso il linguaggio analogico agito attraverso i segnali del corpo: gli atteggiamenti posturali, la gestualità, la mimica facciale, la prossemica, i segni paralinguistici che gli uomini condividono con il mondo animale, sono segnali prodotti in maniera volontaria e involontaria in un’interazione de visu. Una prerogativa di tutti i sistemi viventi è quella di avere un comportamento, anche la comunicazione umana attraverso il linguaggio simbolico e analogico costituisce un comportamento, e siccome è «impossibile non comunicare»,[13] anche la semplice presenza silenziosa di un individuo in un determinato contesto-situazione, ha un effetto comunicativo.
I segnali analogici accompagnano il linguaggio verbale trasmettendo significati sul piano della relazione, principalmente emotivi, che gli individui sono in grado di decifrare con un meccanismo che avviene solo in parte a livello cosciente e che dovrebbe accompagnare in maniera sintonica quanto espresso sul piano simbolico[14].
Questi elementi ci fanno comprendere quanto la comunicazione umana rappresenta un fenomeno complesso che coinvolge i soggetti nella loro totalità psicofisica e quanto sia un elemento indispensabile alla relazione e strumento necessario per la costruzione di reti tradizionali, intesi come gruppi d’individui connessi tra loro da diversi legami sociali (famiglia, comunità religiose, circoli sportivi associazioni culturali, gruppi sindacali ecc.), indicate come reti reali. Ora occorre spostare l’attenzione su come l’avvento dei moderni strumenti tecnologici di comunicazione, principalmente internet, abbia condotto alla creazione di reti sociali virtuali, comunemente denominate Social Network.
Negli ultimi trenta anni abbiamo assistito a due fenomeni molto significativi: da una parte il crollo delle grandi ideologie e la disgregazione di alcuni vecchi sistemi statuali e politici che avevano caratterizzato la società nella prima metà del secolo scorso con il susseguente venir meno dei tradizionali confini geografici, linguistici e comunicativi, hanno determinato la scomparsa di quelle che sono state definite vere e proprie «fortezze di pensiero»[15]; dall’altro ad arginare lo smarrimento dei valori che avevano guidato la società in passato, ha contribuito proprio lo sviluppo rapido di una rete di comunicazione che ha finito per costituire il collante in grado di aggregare un numero sempre più significativo di persone. La tecnologia ha reso possibile tutto ciò divenendo una presenza sempre più evidente nelle nostre vite, la tendenza però è stata sempre quella di considerare gli strumenti tecnologici, la società e gli individui come entità separate e indipendenti, mentre in realtà non è così. Il processo di civilizzazione è iniziato proprio grazie alla capacità dell’uomo di creare artefatti con cui affrontare la realtà naturale, trasformandola in ambiente sociale. Tali strumenti sono una presenza costante della nostra vita in grado di strutturare le forme del nostro pensiero e orientare la nostra esperienza dimostrando di essere un insieme interrelato e inscindibile in continua evoluzione. Le tecnologie della comunicazione in particolar modo assumono un ruolo fondamentale di questo processo, perché la comunicazione rappresenta la funzione originaria e irriducibile della coesione sociale. Nel loro lungo percorso i media hanno condotto la comunicazione verso una progressiva virtualizzazione, un processo che attraversa diverse fasi di sviluppo a partire dal passaggio che ha portato dall’oralità primaria alla scrittura, passando per la stampa, alle telecomunicazioni e ai media audiovisivi che hanno delocalizzato e desincronizzato le fasi della comunicazione, approdando infine ai computer e internet che ci hanno sospinto sempre più all’interno di un mondo virtuale. Da questo punto di vista la tecnologia comunicativa è in grado di incidere profondamente e cognitivamente sulla società, sulla cultura e il concetto di comunicazione stessa[16]. La comunicazione di massa è stata per decenni caratterizzata da unidirezionalità e da un modello comunicativo “da uno a molti” controllata dalle grandi organizzazioni pubbliche e private, le innovazioni tecnologiche basate sui processi di digitalizzazione e microelettronica hanno reso possibile lo sviluppo di una forma sociale la cui struttura gravita intorno a vere e proprie infrastrutture reticolari in cui le comunicazioni di massa sono affiancate da quelle che Castells chiama: «auto-comunicazioni di massa»[17]. Nuove forme di comunicazione, realizzabili grazie alle nuove tecnologie che offrono a ciascun individuo la possibilità di generare contenuti propri che possono virtualmente raggiungere in modo istantaneo, un pubblico globale; comunicazioni che si sviluppano secondo un modello “da molti a molti” e prodotto dai singoli soggetti interagenti. Gli stessi sviluppi tecnologici hanno consentito di integrare formati diversi in un stesso mediumdistribuirli e farli circolare su media diversi dando il via a fenomeni di convergenza multimediale; le auto-comunicazioni vanno così a unirsi e a interagire con le comunicazioni di massa sempre presenti.
Oggi consideriamo naturale associare il concetto di rete a Internet, ma la rete è il modello strutturante comune a ogni sistema vivente; nelle organizzazioni umane di qualsiasi dimensione le reti si configurano come «strutture comunicative complesse, costruite intorno a obiettivi condivisi»[18]. Studi antropologici, dimostrano che la forma sociale reticolare era già diffusa migliaia di anni fa, ma era subordinata a logiche organizzative di tipo verticale in cui il potere era in mano alle istituzioni e distribuito ai livelli inferiori secondo flussi monodirezionali di comando e controllo. La potenza delle reti odierne risiede invece, nella loro adattabilità, flessibilità è capacità di autoconfigurarsi,[19] caratteristiche acquisibili solo se l’informazione può transitare tra i vari nodi che la compongono, in maniera rapida, efficiente e polidirezionale. In caso contrario è la struttura gerarchica a dimostrarsi più efficiente.
Tra i numerosi sociologi che hanno focalizzato la loro osservazione empirica sulle trasformazioni avvenute nel tessuto socio economico delle nazioni occidentali, con particolare riguardo ai fenomeni sociali delle metropoli, spicca Michel Maffesoli. I suoi studi sulla postmodernità, in particolare, raffigurano il comportamento dell’uomo moderno come quello di un nomade in cerca di equilibrio tra identità soggettiva e identità collettiva, finendo spesso per aderire a gruppi sociali dai legami deboli[20], questo a causa della mancanza di quelle grandi narrazioni e posizioni socialmente determinate, che in passato consentivano a ognuno di avere un ruolo coerente all’interno della società[21] A differenza di quando il progetto di vita era rigidamente determinato dalla condizione sociale del soggetto, oggi il destino di ognuno diventa flessibile consentendo una certa mobilità sociale facilitata anche dall’abbattimento dei confini geografici e comunicativi. Un’auto-progettazione nel senso e nelle mete da raggiungere nella vita, che l’individuo realizza spesso affrontando costi morali e psicologici elevati, dovendosi orientare autonomamente talvolta senza legami forti e autorevoli modelli di riferimento, in uno spazio sociale sempre più ampio in cui anche la fede in una società secolarizzata stenta a conciliare identità e universalità.
Richiamando Ulrich Beck,[22] questa è la società del rischio e dell’incertezza, nella quale ciascuno deve ridisegnare autonomamente la comunità in cui sentirsi inserito limitandola a uno stretto intorno con cui condividere interessi, ideali, affetti e contemporaneamente impegnarsi in un processo di continua autoriflessione che orienti il proprio comportamento nel vasto mondo reale, gestendo le proprie insicurezze con prestazioni performanti che la società attuale richiede.
Vivere isolati non fa parte della natura umana e abitare il sociale è indispensabile alla costruzione dell’identità individuale; ciascuno costruisce la propria rete di rapporti tra quelli ritenuti necessari e utili e si colloca nella rete in funzione di obiettivi fissati di volta in volta, investendo le proprie risorse materiali e immateriali, confrontandosi con coloro che occupano lo stesso spazio in cui si creano occasioni e modalità di contatto reciproco. L’identità si gioca nei macro e micro conflitti ideologici, attraverso la comunicazione, con le sue regole e i suoi codici linguistici e pragmatici e lo strumento diventa la rete.
Un ruolo chiave, in questo nuovo processo comunicativo è rivestito dall’impostazione intrinsecamente conversazionale del web 2.0. I Social network e il web non sono solo nuovi canali comunicativi, ma la testimonianza di una rivoluzione culturale e antropologica, un cambiamento di paradigma, nel quale siamo ora coinvolti e per questo non riusciamo a coglierne pienamente la portata. Il web non è soltanto un medium, ma a tutti gli effetti è un ambiente sociale capace di «ri-mediare»[23] non solo gli altri media, ma anche le nostre identità, i nostri linguaggi e i codici, proponendo una modalità pragmatica propria e autonoma,[24] il web si configura come una rete sociale integrata e interagente con le reti della vita off line.
IL COMITATO SCIENTIFICO DI PENELOPE SCOMPARSI UNITI
NOTE BIBLIOGRAFICHE:
[1] Bias: in psicologia, è un giudizio (o pre-giudizio) sviluppato sulla base delle informazioni in possesso, non necessariamente corroborato da
elementi logicamente connessi.
[2] Cfr. P. DI NICOLA, La Rete: metafora dell’appartenenza…, cit., pp. 139-141.
[3] Ivi, p. 139.
[4] G. RIVA, I Social Network, Il Mulino, Bologna 2010, p. 125.
[5] Cfr. G. RIVA, I Social Network, il Mulino, Bologna 2010, p. 158.
[6] E. MENDUNI et. al., Social Network, Facebook, Twitter, YouTube e gli altri: relazioni sociali, estetica emozioni, Mondadori Education, Milano 2011, p. 7.
[7] M. LIVOLSI, Manuale di sociologia della comunicazione, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 40.
[8] http://www.tecnoetica.it/2008/10/25/sociologia-di-facebook-ovvero-perche-facebook-ha-cosi-tanto-successo/
[9] E. ROGERS, Diffusion of innovation [1962], The Free Press, New York, 1995, p.18, in Enrico Menduni et. al., Social Network, p. 35.
[10] Ibid.
[11] Cfr. E. MENDUNI et. al., Social Network…, cit., p.7.
[12] Ivi, p. 9.
[13] P. WATZLAWICK et. al. [1971], Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 2008, p. 44.
[14] Cfr. M. LIVOLSI, Manuale di Sociologia…, cit., pp. 18-19.
[15] L. MAZZOLI et al., Network effect, quando la rete diventa pop, Codice, Torino 2009, p. 4.
[16] Cfr. M. McLUHAN, [1964], Gli strumenti del comunicare, trad. it. E. Capriolo, a cura di P. Ortoleva, Il Saggiatore 2008, Milano.
[17] Cfr. M. CASTELLS, Comunicazione e potere, tr. it. B. Amato, P. Conversano, Università Bocconi, Milano 2009, pp. 14-15.
[18] Ivi, p.14.
[19] Ibid.
[20] I legami deboli sono le conoscenze amicali non troppo strette, mentre i legami forti sono quelli costituiti dai familiari e gli amici intimi.
[21] Cfr. L. MAZZOLI et al., Network effect… , cit., pp. 5-6
[22] U. BECK, La società del rischio. Verso una seconda modernità, tr. it. di W. Privitera, Carlo Sandrelli, Carocci, Roma 2000.
[23] L. MAZZOLI et al., Network effect…, cit., p. 10.
[24] Ibid.
