Nasco nel 1967 e la mia biografia di persona normale s’interrompe il 14 agosto del 2010 quando la mamma di mia figlia Rebecca decide, al termine di una vacanza passata insieme alle mie bambine, di portarla a vivere altrove, senza alcun accordo e con la ferma determinata intenzione di non farmela più vedere.

Da quel momento mi rivolgo al tribunale de minori di Milano, vengono coinvolti i servizi sociali, la conseguenza del loro intervento è quella di lasciare Rebecca, per circa un anno e mezzo, nel totale isolamento con la madre e le sue sofferenze patologiche, fino alla sua, da me spesso annunciata e paventata, sottrazione all’estero il 29 marzo del 2012, da qui ha inizio la mia vita sospesa e la biografia di una vita vissuta parzialmente.

Da circa un anno Rebecca mi è stata affidata in via esclusiva e la sua mamma è stata condannata al carcere, ma di lei da circa 3 anni, non ho più alcuna notizia.

Ho un’altra figlia di 19 anni, delle persone che amo, un lavoro che mi coinvolge, una vita che potrebbe apparire piena, tutto questo mi “tira” dalla parte della realtà. Rebecca occupa il resto, quasi tutti i sogni li passo insieme a lei, almeno metà di me è in attesa di quel momento, di riempire quel vuoto inelaborabile, assurdo, inspiegabile, immotivato ed irrazionale, farla rientrare nella nostra vita, con le persone che ancora continuano ad amarla.

Da quel 29 marzo non abbiamo smesso di cercarla, cercando di battere ogni strada, in solitudine, o cercando di coinvolgere le Istituzioni, ora con la compagnia dell’Associazionismo.

Quando una persona che ami scompare il mondo ti sembra così grande.

So cosa significa vivere una vita a metà e mi sono reso conto che tante persone sono in una situazione simile alla mia, l’Associazionismo è una naturale conseguenza, l’idea che ci si possa aiutare a ritrovare e ritrovarsi.